Ore 18.30 Bar Pontile - Lungomare di Lerici
Persistenza del mito greco nella letteratura contemporanea, interventi di Antonio Melillo, Giancarlo Micheli, Paola Polito, Antonio Zollino.
di Doris Fresco
Si è conclusa splendidamente questa prima edizione di MythosLogos, che ha saputo avvicinare alla sapienza e al mondo ellenico una varietà sempre crescente di pubblico.
Una manifestazione che ha offerto agli affamati di arte e cultura uno scenario dai mille volti: teatro, conferenze, installazioni artistiche e lectio magistralis. Una settimana che si spera possa essere rivissuta in edizioni future.
Quest’ultima giornata, domenica 27 Luglio, oltre alla rappresentazione teatrale delle Troiane di Euripide, è degna di nota anche per il Simposio che si è svolto presso il Bar Il Pontile, dal titolo Persistenza del mito greco nella letteratura contemporanea, con Antonio Melillo, critico letterario; Giancarlo Micheli, scrittore e critico letterario; Antonio Zollino, Ricercatore presso l’Università Cattolica di Milano e Paola Polito, critico letterario.
L’insegnamento più importante e con cui possiamo riassumere il simposio è che, nonostante la società in cui viviamo sia diventata sempre più avanzata, soprattutto sotto il profilo tecnologico, è sempre viva la sana bramosia umana di cercare delle risposte ai grandi interrogativi della vita. Proprio per questo sono nati i miti: per cercare di capire il passato così da interpretare meglio il presente e poter prevedere il futuro. È ovvio quindi che anche nella letteratura dei nostri giorni rivivano spesso i miti dell’antica Grecia.
Degno di nota soprattutto l’intervento di Paola Polito, che ha saputo fornire una spiegazione dettagliata di un esempio importante di mito greco che permane nella letteratura moderna: il caso di Ulisse in Pascoli. “Ulisse è un personaggio fondamentale, che racchiude in sé i mille volti dell’uomo: pellegrino che parte alla ricerca di avventura e uomo desideroso di tornare alla propria casa. È un mito rimasto incompiuto, poiché non sappiamo cosa ne sia stato di lui dopo il suo ritorno ad Itaca. Pascoli è uno di quei numerosi autori che hanno immaginato come potesse essere stata la vita di Ulisse fino alla sua morte.”
Ne L’Ultimo viaggio l’autore presenta un ritratto molto dettagliato di Ulisse.
ascoli reinventa una micro-Odissea in 24 canti, come quella omerica, nella quale Odisseo giunto verso la fine della sua vita, decide di imbarcarsi in un’impresa per mare, “il suo però non è un viaggio verso l’ignoto come in Dante, bensì un ritorno nel già noto: vuole ripercorrere a ritroso l’antico itinerario alla ricerca di luoghi e figure del passato per interrogarsi sul senso della propria esperienza, per accertarsi della sua stessa consistenza.”
L’Ultimo viaggio si chiude con la morte di Ulisse, la sua nave si scontra fra gli scogli delle mute Sirene e le acque trasporteranno il cadavere del naufrago presso l’isola di Calypso dove sarà la dea a ritrovarlo.
L’Odisseo di Pascoli è alla ricerca di una verità capace di dare senso alla vita e proprio in questo suo desiderio di totalità assoluta si annida il germe dell’annientamento senza possibilità di remissione.
Giovanni Pascoli aveva già trattato ne Il Ritorno, il poemetto incluso in Odi e Inni, la figura di Ulisse, raccontandoci la storia di un Ulisse il cui approdo a Itaca ha finalmente luogo ma con lo spaesamento come protagonista: Ulisse non riconosce la sua terra, la sua casa, i suoi cari.
Antonio Zollino invece ha presentato il mito nella letteratura dannunziana, sottolineando come Alcyone sia troppo spesso definita un’opera dallo scarso valore, perché senza un solido apparato storico. “Proprio per la presenza del mito, manca la storia: il mito è fuori dal tempo e non possiamo pretendere di far valere gli stessi schemi che valgono per le altre opere.”
L’opera Alcyone, secondo Zollino, dovrebbe essere studiata meglio e riletta alla luce di una analisi più attenta, soprattutto da noi liguri di confine: i continui riferimenti espliciti e implicite alle Alpi Apuane dovrebbero far crescere in noi la curiosità di conoscere meglio Alcyone e D’Annunzio.
Persistenza del mito greco nella letteratura contemporanea, interventi di Antonio Melillo, Giancarlo Micheli, Paola Polito, Antonio Zollino.
di Doris Fresco
Si è conclusa splendidamente questa prima edizione di MythosLogos, che ha saputo avvicinare alla sapienza e al mondo ellenico una varietà sempre crescente di pubblico.
Una manifestazione che ha offerto agli affamati di arte e cultura uno scenario dai mille volti: teatro, conferenze, installazioni artistiche e lectio magistralis. Una settimana che si spera possa essere rivissuta in edizioni future.
Quest’ultima giornata, domenica 27 Luglio, oltre alla rappresentazione teatrale delle Troiane di Euripide, è degna di nota anche per il Simposio che si è svolto presso il Bar Il Pontile, dal titolo Persistenza del mito greco nella letteratura contemporanea, con Antonio Melillo, critico letterario; Giancarlo Micheli, scrittore e critico letterario; Antonio Zollino, Ricercatore presso l’Università Cattolica di Milano e Paola Polito, critico letterario.
L’insegnamento più importante e con cui possiamo riassumere il simposio è che, nonostante la società in cui viviamo sia diventata sempre più avanzata, soprattutto sotto il profilo tecnologico, è sempre viva la sana bramosia umana di cercare delle risposte ai grandi interrogativi della vita. Proprio per questo sono nati i miti: per cercare di capire il passato così da interpretare meglio il presente e poter prevedere il futuro. È ovvio quindi che anche nella letteratura dei nostri giorni rivivano spesso i miti dell’antica Grecia.
Degno di nota soprattutto l’intervento di Paola Polito, che ha saputo fornire una spiegazione dettagliata di un esempio importante di mito greco che permane nella letteratura moderna: il caso di Ulisse in Pascoli. “Ulisse è un personaggio fondamentale, che racchiude in sé i mille volti dell’uomo: pellegrino che parte alla ricerca di avventura e uomo desideroso di tornare alla propria casa. È un mito rimasto incompiuto, poiché non sappiamo cosa ne sia stato di lui dopo il suo ritorno ad Itaca. Pascoli è uno di quei numerosi autori che hanno immaginato come potesse essere stata la vita di Ulisse fino alla sua morte.”
Ne L’Ultimo viaggio l’autore presenta un ritratto molto dettagliato di Ulisse.
ascoli reinventa una micro-Odissea in 24 canti, come quella omerica, nella quale Odisseo giunto verso la fine della sua vita, decide di imbarcarsi in un’impresa per mare, “il suo però non è un viaggio verso l’ignoto come in Dante, bensì un ritorno nel già noto: vuole ripercorrere a ritroso l’antico itinerario alla ricerca di luoghi e figure del passato per interrogarsi sul senso della propria esperienza, per accertarsi della sua stessa consistenza.”
L’Ultimo viaggio si chiude con la morte di Ulisse, la sua nave si scontra fra gli scogli delle mute Sirene e le acque trasporteranno il cadavere del naufrago presso l’isola di Calypso dove sarà la dea a ritrovarlo.
L’Odisseo di Pascoli è alla ricerca di una verità capace di dare senso alla vita e proprio in questo suo desiderio di totalità assoluta si annida il germe dell’annientamento senza possibilità di remissione.
Giovanni Pascoli aveva già trattato ne Il Ritorno, il poemetto incluso in Odi e Inni, la figura di Ulisse, raccontandoci la storia di un Ulisse il cui approdo a Itaca ha finalmente luogo ma con lo spaesamento come protagonista: Ulisse non riconosce la sua terra, la sua casa, i suoi cari.
Antonio Zollino invece ha presentato il mito nella letteratura dannunziana, sottolineando come Alcyone sia troppo spesso definita un’opera dallo scarso valore, perché senza un solido apparato storico. “Proprio per la presenza del mito, manca la storia: il mito è fuori dal tempo e non possiamo pretendere di far valere gli stessi schemi che valgono per le altre opere.”
L’opera Alcyone, secondo Zollino, dovrebbe essere studiata meglio e riletta alla luce di una analisi più attenta, soprattutto da noi liguri di confine: i continui riferimenti espliciti e implicite alle Alpi Apuane dovrebbero far crescere in noi la curiosità di conoscere meglio Alcyone e D’Annunzio.